Il 15 gennaio 2026 (con anteprime dal 25 dicembre all'1 gennaio) debutterà al cinema La Grazia, la nuova opera di Paolo Sorrentino, film d'apertura dell'82esima Mostra del Cinema di Venezia.
La pellicola è incentrata sulla figura del Presidente della Repubblica Mariano De Santis (interpretato da Toni Servillo), giunto al termine del suo mandato e lacerato dal dubbio se concedere o meno la grazia a due persone colpevoli di omicidio.
La storia de La Grazia racconta i cambiamenti nei simboli del potere a cui stiamo assistendo in questi anni, anche attraverso elementi meno scontati come le auto di Stato su cui viaggia il Presidente. Che non sono le tradizionali Lancia, o Maserati Quattroporte, bensì le Denza Z9, berline elettriche del brand di lusso creato dalla cinese BYD.
Un dettaglio che non era sfuggito a Gian Luca Pellegrini, allora direttore di Quattroruote e oggi direttore editoriale Automotive di Editoriale Domus, durante l'anteprima del film. E che già allora fece discutere.
La Denza Z9, spiega la produzione de La Grazia, è dotata di un abitacolo ben insonorizzato e di sistemi di assistenza alla guida che “offrono condizioni di guida e di ripresa ottimali”. Ma al di là delle necessità tecniche e degli accordi di product placement, la scelta di quest'auto in particolare (cinese ed elettrica) finisce per rivestire - anche involontariamente - un ruolo simbolico, quasi a portare su schermo la rappresentazione plastica di un cambiamento epocale e complicato.
L'industria dell'auto europea, infatti, si trova nel bel mezzo uno dei periodi più complessi e difficili della sua storia, travolta proprio dalla sempre più forte presenza di marchi cinesi, dal dibattito sulla transizione elettrica e dai cambi di rotta sullo stop ai motori termici. E il cinema non fa altro che riflettere il momento, più o meno consapevolmente.