Lo scandalo del Dieselgate continua a riservare sviluppi giudiziari. Il 30 giugno scorso, secondo una ricostruzione dell'Agence France-Presse (Afp), la procura di Parigi ha chiesto un quarto processo per truffa aggravata: dopo Volkswagen, Peugeot-Citroën e Renault, questa volta tocca alla Fiat Chrysler (oggi Stellantis) finire nel mirino della magistratura francese.
Le accuse. In particolare, la Casa torinese sarebbe sospettata di aver commercializzato tra il 2014 e il 2017 veicoli a marchio Fiat, Alfa Romeo e Jeep, dotati di motori diesel Multijet II, che avrebbero "frequentemente superato la soglia regolamentare di emissione di ossido d'azoto". Secondo le notifiche alle parti raccolte dall'agenzia di stampa, i veicoli sono stati "calibrati appositamente in base a parametri tecnici (temperatura, velocità, rapporti del cambio, ecc.) per garantire che rispettassero la norma regolamentare relativa alle emissioni di ossido di azoto solo nelle condizioni di circolazione della prova di omologazione". I procuratori ritengono invece che "in condizioni di circolazione normali, non corrispondenti alle condizioni di prova", la calibrazione abbia "comportato un funzionamento significativamente degradato dei dispositivi antinquinamento". Le accuse sono state respinte da un rappresentante legale dell'azienda automobilistica: "Prendiamo atto delle richieste dell'accusa. Contestiamo tutte le argomentazioni legali", ha affermato alla France Presse l'avvocato Alexis Gublin.