Per tre giorni, l'Autodromo di Monza ha accolto circa 100.000 persone: al MIMO 2025 c'erano famiglie, studenti, tecnici, semplici curiosi. Un pubblico misto, a tratti persino spiazzante, che si è aggirato tra paddock, box e curve sopraelevate non solo per vedere auto da sogno, ma per cercare un contatto concreto con ciò che l'automobile è oggi. Perché l'auto è cambiata. E continua a farlo. Non è più solo motore, sound e prestazione. È anche software, gestione dell'energia, intelligenza artificiale. E, sempre più spesso, è oggetto di discussione pubblica, anche aspra: tra chi la vede come un problema da ridurre, e chi la considera ancora uno strumento di libertà.
In questo contesto, Quattroruote c'era. Con uno stand, sì, ma anche con una posizione chiara: Stop Cellular, la campagna nata per combattere l'uso dello smartphone alla guida. Un gesto che è diventato abitudine, e che i numeri – e le testimonianze raccolte – raccontano come una delle cause principali di incidenti evitabili. Non servono allarmi. Serve consapevolezza. E volontà di parlarne anche fuori dalle statistiche.
Intorno, il MIMO si muoveva in tutte le direzioni. Dai test drive gratuiti su citycar elettriche e Suv ibride, fino ai marchi emergenti arrivati dalla Cina e a quelli storici della meccanica estrema. Pagani ha portato in pista alcuni dei suoi modelli più estremi. E il nostro vicedirettore, Marco Pascali, ha guidato la Huayra R Evo: 900 cavalli, V12 aspirato, telaio da corsa. “È qualcosa che ti scompone – ha detto – ma senza mai sfuggire di mano. Qui non guidi: interpreti, reagisci, sopravvivi al limite”. A guardarlo c'era gente di ogni età. Con lo smartphone in mano, certo. Ma anche con gli occhi pieni di qualcosa che somigliava all'interesse, se non proprio all'emozione.
Forse è questo il punto: l'auto continua a generare domande. Non ha più solo un futuro da vendere, ha un presente da capire. E se c'è un messaggio che resta, dopo tre giorni così, non è tanto legato al rombo dei motori. Quanto alla necessità, oggi più che mai, di raccontare l'auto con onestà, senza filtri, senza slogan. E Monza, per tre giorni, è stato un luogo per farlo.