Il race engineer italiano della Peugeot numero 94


Data inizio: 13-06-2025 - Data Fine: 13-08-2025


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Il Team Peugeot Sport sta lavorando alla 24 Ore di Le Mans dopo qualifiche non andate per il verso giusto. Nell'hospitality della Casa francese abbiamo incontrato l'ingegnere italiano Ruggero Apriletti, di Forlì, race engineer della hypercar numero 94 (piloti, Loïc Duval, Malthe Jakobsen e Stoffel Vandoorne), arrivato in Peugeot a gennaio, dopo varie esperienze in formula e in DTM. 

Che cosa ha funzionato in prova e cosa invece no?
Sapevamo che qui, per questioni regolamentari, saremmo stati più in difficoltà rispetto alle gare precedenti, abbiamo cercato di ottimizzare quello che era disponibile. Ora è importante non fare errori e cercare di migliorare tutto il possibile.

C'è possibilità di migliorare qualcosa nel passo gara?
Sicuramente. Per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare fino alla partenza: se c'è ancora qualcosa da guadagnare lo faremo, in termini di setup, strategia, di utilizzo delle gomme. Stiamo continuando a guardare tutto il possibile.

Vi aspettavate di partire un po' più avanti in griglia?
Onestamente pensavamo di essere in questa zona.

Qual è il suo ruolo durante la gara?
Il ruolo dell'ingegnere di macchina è quello di coordinare il gruppo di lavoro di un'auto e noi guardiamo a ciò che sta succedendo in termini di evoluzione gara, di funzionamento della vettura, sotto il punto di vista dell'affidabilità, della sistemistica, della performance pura e di strategia. E tutto ciò va poi coordinato tra i gruppi di lavoro della macchina numero 93 e 94, mettendo insieme i dati e cercando di ottimizzare il risultato per il team.

Ci sono programmi di allenamento specifici per i meccanici alla “24 Ore”?
Sì, abbiamo un programma di allenamento dedicato, i meccanici provano i pitstop regolarmente in officina. Oltre a questo, cerchiamo di simulare il lavoro nei test day e nei giorni di prove libere, per provare situazioni che potrebbero succedere in gara. L'idea è quella di non trovarsi in corsa a dover affrontare un imprevisto, un momento che non è stato provato in modo estensivo.

Come gestite le varie parti della vettura?
C'è un pool di ingegneri, per una persona solo sarebbe impossibile. L'ingegnere di macchina riceve l'informazione da tutti quelli che lavorano sull'auto, quindi strategy, performance, “engine guys”, cambio, parte ibrida. Si comunica tramite la radio. La base è la telemetria, tutto l'engineering è collegato e ha la possibilità di analizza i dati in tempo reale. Tutti i gruppi di ingegneri analizza i dati di propria pertinenza, i motoristi il motore, i tecnici la batteria, l'MGU, quelli dedicati alle performance gestiscono di più la parte operativa, per esempio come si stanno comportando le gomme, se il pilota può utilizzare la macchina in modo più efficiente, se alcune regolazioni possono essere fatte a livello sistemistico per ottimizzare la performance, o prolungare la performance stessa, utilizzare le gomme più lungo. Tutto questo viene comunicato al “race”, che lo passa al pilota.

Com'è vivere ai box una “Le Mans”?
Devo dire che la Le Mans, guardando la mia personale esperienza, fatta con un'hypercar, è abbastanza impressionante. Non è solo pura endurance, non si tratta soltanto di andare il più lunghi possibile, ma bisogna ottimizzare la performance, perché con il livello che c'è adesso nel Wec parliamo di un secondo-due secondi su 13 km per 24 ore. In passato si poteva essere un po' più conservativi, oggi no. Ora serve il passo gara e bisogna andare forte, senza fare errori. Non c'è più margine, devi andare sempre forte.




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