Il Concorso d'Eleganza di Villa d'Este è da sempre un luogo dove il tempo si rifrange nelle curve di una carrozzeria anni '30, nei cromatismi irripetibili di una one-off, ma anche nelle parole di chi il futuro lo sta disegnando ora. È qui, sulla terrazza che guarda il Lago di Como, che si sono incontrati Adrian van Hooydonk, responsabile del design di BMW Group, Oliver Heilmer ("firma" delle compatte dell'Elica, nonché della Neue Klasse e delle M) e Maximilian Missoni (in arrivo da Polestar, ha da poco la responsabilità dello stile BMW), per un confronto aperto su cosa significhi disegnare automobili oggi.
Coachbuilding moderno e senso delle proporzioni. «Tutti noi vogliamo che la mobilità continui. I visitatori di eventi come questo guidano auto moderne nella vita quotidiana e mostrano interesse anche per esse. Anche per questo, negli ultimi anni – ha spiegato van Hooydonk – abbiamo voluto rendere tangibile il nostro legame con la storia del marchio, trasformando alcune concept in piccole serie reali, come la 3.0 CSL, la Skytop e ora la Speedtop, una concept che nasce dalla libertà di disegnare senza vincoli industriali, ma con la disciplina del design BMW: proporzioni perfette, presenza scenica, piacere dinamico. Delle auto del passato che vediamo qui non è tanto l'estetica letterale delle auto d'epoca a ispirarci, quanto il modo in cui i designer di allora risolvevano problemi con mezzi limitati, e i codici culturali che le auto trasmettevano. In Europa questi codici sono particolarmente radicati. Molti dei nostri designer sono grandi appassionati della storia del marchio. Alcuni, a volte, anche troppo. Per questo abbiamo una figura interna, Dave Karp, che fa da custode del patrimonio BMW e lo integra nei nostri concept». Missoni sul suo recente arrivo a Monaco: «Ho capito che prima di tutto dovevo comprendere il team per lavorare con i nuovi colleghi. Ora stiamo cercando di allinearci su cosa significhi davvero sensibilità estetica per ciascuno di noi. E devo dire che questo tipo di lavoro comunicativo, nei primi mesi, è stato - insieme all'apprendimento del linguaggio aziendale - una delle sfide più grandi per me».
L'AI in sala design (ma con guida umana). Inevitabile parlare di intelligenza artificiale. BMW sta addestrando una propria AI interna, alimentata da cento anni di design della casa. «Non vogliamo un calderone generico – ha detto van Hooydonk – ma uno strumento addestrato su ciò che siamo. Oggi non può disegnare un'auto, ma può offrire spunti, suggestioni. E nel caso dei cerchi, forse anche qualcosa di più». Missoni ha offerto una riflessione più profonda: «L'AI obbliga i designer a non essere solo stilisti che propongono varianti. Quello lo fa l'algoritmo. Dobbiamo tornare a essere autori consapevoli, capaci di interpretare il contesto sociale e culturale, e fare scelte. È questo che resterà insostituibile».
Design come atto collettivo. Tutti concordano: l'ispirazione non è mai individuale. «A volte – racconta Heilmer – basta una conversazione in team, una passione condivisa, e da lì nasce qualcosa che nessuno da solo avrebbe potuto generare. Il design è dialogo». Missoni aggiunge: «Ho costruito il mio team scegliendo persone con background culturali e artistici diversi. Non cercavo solo competenze, ma sensibilità. Perché, alla fine, il design automobilistico è un atto culturale». Alla domanda come tra cinquant'anni si dovrà sintetizzare con una parola il lavoro di oggi, Van Hooydonk risponde con due: precisione e pertinenza. «Vorrei che le nostre auto fossero ricordate come ‘esattamente giuste per il loro tempo'. Non tanto per la forma, ma per il significato». Ultima annotazione dedicata al futuro, sempre dal designer olandese: «Ovviamente abbiamo tanti progetti su cui lavorare. Da tempo si parla molto della Neue Klasse che rappresenta la la nuova generazione di BMW. Ebbene, confermo che questo è davvero l'anno in cui si parte: a settembre, a Monaco, in occasione dell'IAA, cominceremo con una versione elettrica della X3. Ed è solo l'inizio di un inedito insieme di tecnologie e di un altrettanto nuovo linguaggio formale».