Salvini: "Aboliamolo in due fasi, inizieremo prima dell'estate"


Data inizio: 13-05-2025 - Data Fine: 13-07-2025


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Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, torna a parlare dell'abolizione del superbollo, l'imposta aggiuntiva sulle auto di potenza superiore ai 252 CV (20 euro per ogni kW oltre i 185): "Abbiamo le idee chiare sul superbollo, che cuba circa 200 milioni di euro all'anno", ha detto Salvini all'Automotive Dealer Day di Verona. "Il dibattito non è trovare 200 milioni di copertura: possiamo coprirli immediatamente con un decreto ministeriale. Se vogliamo farlo in due step o tre, facciamolo per step in modo tale da evitare critiche che comunque ci saranno". A proposito, Salvini dice di non voler "premiare chi usa una Ferrari, ma ridistribuire ricchezza producendo e vendendo quelle vetture".

Un primo passo "prima dell'estate". Salvini ha detto di aver sentito il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, che "sta lavorando" già sulla materia: "Contiamo di chiudere prima dell'estate. L'obiettivo sarebbe di eliminare il superbollo, ma possiamo farlo gradualmente" con modifiche che riguarderanno "le fasce di applicazione: alzeremo la soglia dei cavalli oltre i quali si applica", ha aggiunto.

Una tassa controversa. Dell'abolizione del Superbollo si parla ormai da anni, eppure i vari governi che si sono avvicendati nel tempo non sono mai riusciti a trovare le adeguate compensazioni fiscali. Curioso, perché a conti fatti si tratta di una tassa dal gettito fiscale irrisorio, soprattutto se confrontato con i costi di riscossione. In ogni caso, come ha ricordato lo stesso Salvini, un primo passo verso la cancellazione è stato fatto l'anno scorso dal Parlamento con il via libera al ddl "Delega al governo per la riforma fiscale", che ha assegnato all'esecutivo il compito di procedere con una rifoma del sistema delle tasse e di valutare proprio la cancellazione del superbollo. Nel testo si parla di "progressivo superamento dell'addizionale erariale sulla tassa automobilistica, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica": dunque, il governo dovrà prima verificare le necessarie coperture per procedere con una cancellazione che - in ogni caso - sarebbe sostanzialmente graduale.  

 

No al 2035, l'elettrico è "sovietico". Salvini è tornato anche sul Green Deal e lo stop alle auto termiche nel 2035. "Le scelte imposte dall'Unione europea stanno mettendo in difficoltà un settore produttivo con tutta la sua filiera, ma la CO2 è aumentata: nel 2023, in tutto il mondo ne sono state emesse 37,4 miliardi di tonnellate, il massimo storico da quando esistono le rilevazioni", ha puntualizzato il ministro. "L'intera Europa contribuisce al 7% della CO2 mondiale, la Cina da sola al 31%. È chiaro che se tu poni dei limiti alla tua produzione che vale il 7%, e lasci libero il 31% di bruciare carbone come se non ci fosse un domani per produrre la batteria con cui entro nella ZTL a Milano o a Roma, hai commesso il delitto perfetto". Quanto all'elettrico, deve essere "il consumatore a decidere: quello dell'auto elettrica è stato un esperimento sociale fallito. Si è imposto un mercato che il consumatore non vuole con questi modi e questi tempi. L'obiettivo del 2035 è folle, sbagliato, impercorribile: per serietà, qualcuno a Bruxelles dovrebbe dire 'sediamoci intorno al tavolo e rivediamolo'. Bisogna capire se quello che stanno facendo per ridurre l'impatto sul clima funziona o non funziona. Se io mi accorgo che il medico mi ha prescritto una medicina per la cervicale e dopo due mesi sto peggio di prima, non sono un negazionista della medicina, sono un pragmatico che ritiene che bisogna cambiare terapia", ha proseguito Salvini, ribadendo che "il tutto elettrico è la morte economica, commerciale, industriale e ambientale del nostro continente. Il mio appello è di sfruttare i prossimi mesi per poi arrivare sereni al 2027 e a un 2035 dove decida il mercato, non un'imposizione di stampo sovietico".

Rivediamo i fringe benefit. Il leader della Lega ha quindi definito “un errore” la decisione del governo di riformare la disciplina fiscale dei fringe benefit e non ha escluso un intervento correttivo: “Se fai qualcosa che sulla carta pensavi funzionasse e non funziona, cambia direzione. Ne sono assolutamente convinto”. Salvini è tornato anche sulla questione degli autovelox e la diatriba con i comuni sul censimento degli apparecchi di rilevazione e, ovviamente, sulle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa: una situazione che secondo il leader della Lega si deve, più che a Donald Trump, alla stessa Bruxelles: “L'Unione Europea si è autoimposta un dazio con le sue normative rigide e assolutamente fuori dal mondo ben prima che si insediasse Trump. Il quale, si è capito, usa le tariffe come merce di scambio".




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