Dopo una maratona negoziale di oltre 70 ore, i vertici della Volkswagen e i rappresentanti sindacali hanno chiuso la vertenza in corso da ormai quattro mesi, trovando un accordo che evita le ipotesi peggiori, tra cui la dismissione di alcune fabbriche e l'avvio di massicci licenziamenti. Per questo, il potente sindacato dei metalmeccanici IG Metall si è spinto a definire il compromesso raggiunto come il "miracolo di Natale di Hannover".
L'accordo e le garanzie. L'importanza dell'accordo è dimostrato dalle dichiarazioni, quasi euforiche, del capo negoziatore Thorsten Gröger: "In una battaglia di contrattazione collettiva che non ha precedenti per Volkswagen e in condizioni economiche storicamente avverse, siamo riusciti a trovare una soluzione per i dipendenti che preserva posti di lavoro, salvaguarda i prodotti nelle fabbriche e allo stesso tempo consente importanti investimenti nel futuro. In tal modo dimostriamo, contrariamente all'opinione corrente dei manager, che sono possibili soluzioni senza licenziamenti di massa". "Nessuna sede verrà chiusa, nessuno sarà licenziato per motivi operativi e i nostri salari saranno garantiti a lungo termine", ha aggiunto Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica della Volkswagen. Tuttavia, l'esclusione di licenziamenti non esclude automaticamente i tagli: stando a quando comunicato dall'azienda, l'accordo prevede una riduzione "socialmente responsabile della forza lavoro di oltre 35.000 persone" entro il 2030. In buona sostanza, non ci saranno nuove assunzioni, né verranno rimpiazzati i lavoratori avviati alla pensione. Ora, per l'amministratore delegato Oliver Blume "l'azienda ha tracciato una rotta decisiva per il suo futuro in termini di costi, capacità e strutture. Siamo di nuovo in grado di plasmare con successo il nostro destino".
Salari congelati. Diversi sono i punti chiave dell'accordo. La prima riguarda l'esclusione di licenziamenti per motivi operativi fino al termine del 2030. Dopo questa data e in caso di mancato accordo sugli anni successivi, l'azienda dovrà versare ai suoi dipendenti 1 miliardo di euro. A livello salariale, invece, si è deciso di evitare di sganciare il contratto collettivo aziendale da quello nazionale del settore metallurgico ed elettrico. In cambio, gli aumenti salariali del 5% concordati a livello federale saranno inizialmente sospesi per i lavoratori della Volkswagen, per essere ripristinati dall'1 gennaio 2031. Inoltre, è previsto che dal 2027 le future contrattazioni collettive possano portare a nuovi aumenti. Le parti, che hanno concordato anche la possibilità di ridurre in modo flessibile l'orario di lavoro e di tagliare a 35 le ore lavorative settimanali per alcune fasce di lavoratori, hanno accettato di rivedere l'attuale sistema salariale in vigore da decenni, di ridurre fino al 2030 i bonus di partecipazione agli utili, di modificare ulteriori benefit, i premi, e le indennità per ferie. Inoltre, sono state concordate specifiche disposizioni per i tirocinanti. Nel complesso, l'accordo comporta una riduzione dei costi del lavoro per oltre 1,5 miliardi di euro all'anno.
La riorganizzazione di fabbriche e i modelli. Insomma, la forza lavoro ha accettato una riduzione dell'attuale trattamento economico, ottenendo in cambio la salvaguardia di tutti gli impianti e precisi impegni in termini di investimenti su nuovi prodotti. Wolfsburg, per esempio, produrrà l'ID.Golf dal 2029 e un altro modello basato sulla piattaforma SSP. Per fare spazio ai nuovi prodotti, l'attuale Golf (anche nella versione station wagon) sarà trasferita a Puebla (Messico) a partire dal 2027. Nella storica fabbrica sassone arriveranno anche la ID.3 e la Cupra Born oggi a Zwickau. Wolfsburg continuerà a produrre anche la Tiguan, la Tayron e le trasmissioni. La produzione, dunque, si concentrerà su due linee di assemblaggio invece delle quattro attuali. Sempre a Wolfsburg è previsto una riduzione di 4.000 posti di lavoro negli uffici tecnici. A Braunschweig saranno prodotti componenti per il pianale SSP e altri prodotti. A Chemnitz, Kassel e Salzgitter sono confermate le attuali lavorazioni, mentre Dresda continuerà a produrre le ID.3 ancora per altri 12 mesi: dopodiché, sarà assemblato un nuovo modello ancora non meglio precisato anshe se l'azienda parla di opzioni alternative, tra cui il coinvolgimento in un'iniziativa di "terze parti". Le ID.7 e ID.7 Tourer rimangono a Emden, dove nel 2026 arriverà anche il facelift della ID.4 e nel 2027 un ulteriore modello. Per Hannover sono confemati la produzione di ID. Buzz e T7 Multivan, nonché l'arrivo della famiglia di veicoli legati al prototipo Space. Osnabrück non sarà dismessa perché la produzione della T-Roc decappottabile continuerà fino alla fine dell'estate del 2027, anche se sono in fase di valutazione "opzioni per un diverso utilizzo del sito". Infine, Zwickau rimarrà un hub per la mobilità elettrica, con l'Audi Q4 e-tron e i relativi aggiornamenti, ed entrerà nel campo dell'economia circolare.
Taglio della produzione e benefici economici. Le varie misure sulla rete delle fabbriche tedesche si tradurranno comunque in un taglio della capacità produttiva negli stabilimenti tedeschi di ben 734.000 vetture. Ovvi i benefici economici per l'azienda. Da Wolfsburg hanno precisato che l'accordo consentirà risparmi sui costi "in modo sostenibile" per oltre 15 miliardi di euro all'anno nel medio termine, di cui più di 4 miliardi di euro determinati dalle iniziative sul costo del lavoro, sulle misure strutturali e produttive e sull'utilizzo degli impianti.