In questi giorni, l'Agenzia delle Entrate sta inviando comunicazioni a chi, dopo il 1° marzo 2019, ha comprato vetture di seconda mano, già immatricolate in un altro Paese, senza pagare l'ecotassa: l'ente impone di versare l'ecomalus, come stabiliva la normativa.
Da 1.100 a 2.500 euro. Tutto ha origine con l'ecotassa istituita assieme all'ecobonus per le auto poco inquinanti, in base alla legge 145/2018 (legge Bilancio 2019, commi 1042 e 1043): dal 1° marzo 2019 e fino al 31 dicembre 2021, per “chiunque acquista, anche in locazione finanziaria, e immatricola in Italia un veicolo di categoria M1” che emetta più di 160 g/km di CO2 (divenuti 190 g/km dal 1° gennaio 2021) c'è un ecomalus. Il balzello oscilla da un minimo di 1.100 euro a un massimo di 2.500 euro in base alle emissioni. Fino al 31 dicembre 2020, col vecchio dato di CO2 (ciclo NEDC), si versavano 1.100 euro per la fascia 161-175 g/km, quindi 1.600 euro per 176-200 g/km, passando per 2.000 euro associata a 201-250 g/km, fino a 2.500 euro oltre 250 g/km. Ora, col ciclo Wltp, per le auto immatricolate tra l'1 gennaio e il 31 dicembre 2021, ci sono importi identici per soglie diverse: 191-210 g/km, 211-240 g/km, 241-290 g/km, e oltre 290 g/km. Dov'è scritta la CO2? A fare fede è la carta di circolazione: al punto V.7 del libretto (riquadro 2).
Cosa dice la circolare. Già la legge Bilancio, pur non parlando esplicitamente di usato d'importazione, era chiara. Comunque, prima che entrasse in vigore la norma, la circolare dell'Agenzia delle Entrate del 28 febbraio 2019 specificò come l'ecomalus riguardasse anche i veicoli già immatricolati in un altro Stato.